martedì 11 maggio 2021

Caso Apple vs Facebook

Fotomontaggio personale
22 Giugno 2020, questa la data che segna l’inizio della rottura tra i due grandi colossi Tech Apple e Facebook. Apple alla WWDC di Giugno 2020, la conferenza annuale per gli sviluppatori ha infatti rivelato il major update iOS 14 per i suoi device iPhone, iPad e Mac che avrebbe portato con sé una grande svolta dal punto di vista della privacy. 

Apple con l’ultimo aggiornamento, iOS 14.5 rilasciato il 26 Aprile 2021 con la funzione chiamata “App Tracking Trasparency” ha infatti imposto a tutti gli sviluppatori di applicazioni (di tutto il suo ecosistema) di creare un avviso sull’App Store che specifichi in dettaglio agli utenti come saranno usati i dati e a quale finalità. Le informazioni sulla privacy verranno divise in tre categorie: dati non collegati alla persona, dati collegati alla persona, all’account e al dispositivo e dati usati per tracciare l’utente per fini pubblicitari intrecciando dati con altre applicazioni o siti. Infine, una volta scaricata l’applicazione desiderata, all’utente verrà chiesto se vuole consentire a questa di tener traccia delle attività svolte all’interno per fini pubblicitari. Proprio quest’ultima cosa non è gradita a Facebook che fin dall’Agosto 2020 lamenta la novità sottolineando come questo potrebbe impattare fortemente sul Business non solo di Facebook quanto anche delle piccole e medie imprese che organizzano campagne pubblicitarie mirate sul noto social network. Nel frattempo, riconoscendo la propria impotenza di fronte alla situazione Zuckerberg cerca di arginare il problema inserendo la funzione “shop” all’interno di Instagram e Facebook permettendo così ai brand di vendere i propri prodotti in una sezione dedicata del social network.

Come veniva permesso tutto questo tracciamento fino ad ora? Cosa sono gli IDFA? Premettendo che essere tracciati per scopi meramente pubblicitari è ancora possibile a patto che si esprima il proprio consenso, analizziamo tecnicamente come questo avveniva e cos’è cambiato con iOS 14.5.

IDFA è un acronimo che significa “ID for Advertiser” ed è un codice casuale univoco per scopi pubblicitari legato (via software) al singolo dispositivo iOS che serve a raggiungere l’utente con pubblicità mirate “One-to-One” per il cliente. Facciamo un esempio pratico: Giovanni è su Instagram e vede la sponsorizzazione di una nuova cover per il suo computer, non clicca perché è impegnato ma qualche giorno dopo ricercando la cover su Google decide di acquistarla. In questo istante il rivenditore registra l’IDFA dell’utente e lo condivide con Facebook, il quale può determinare se l’IDFA corrisponde a un utente che potrebbe aver visto l’annuncio della cover. L’annuncio in questo caso ha funzionato! 

Con iOS 14.5 di fatto nulla cambia, gli IDFA rimangono ma all’utente verrà richiesto il consenso del tracciamento pubblicitario attraverso un pop-up che comparirà al primo avvio dell’applicazione oppure quando quest’ultima sta per tracciare l’utente.  È vero però che la decisione potrà essere cambiata successivamente nelle impostazioni delle singole applicazioni, ma quanti lo faranno? Probabilmente molto pochi, e nel frattempo quei pop-up rifiutati fanno perdere milioni di dollari. Di fronte all’opinione pubblica il CEO di Facebook Mark Zuckerberg ha esordito dicendo: "Le nuove funzioni introdotte da iOS 14 uccidono il business""pubblicità e privacy possono tranquillamente coesistere" Mentre il suo avversario Tim Cook CEO di Apple attaccando indirettamente il social network ha detto: “Se un’azienda fa soldi con utenti che ingannano gli altri utenti, con lo sfruttamento dei dati e con gli algoritmi che ci impongono le loro scelte, allora non possiamo farle i complimenti. Ma anzi, dovremmo pensare a come evitare che ciò accada.”

Si sa, associare Facebook al concetto di privacy è diventato molto difficile sin dal 2018 con il caso Cambridge Analytica e da tutti gli scandali che hanno seguito la vicenda, tra i più recenti la violazione di oltre 533 milioni di account durante il fine settimana di Pasqua 2021, che Facebook giustifica con un problema avvenuto nel 2019 che da allora è stato risolto. Il caso Cambridge Analytica era coinciso nel 2018 con l’entrata in vigore del GDPR (General Data Protection Regulation), il nuovo regolamento riguardante la protezione dei dati personali cui anche Facebook ha dovuto adeguarsi, garantendo che i dati dei propri utenti non divengano preda di interessi economici e non solo di aziende di terze parti.

Personalmente credo che la scelta di Apple a breve termine possa arrecare importanti danni a quelle piccole e medie imprese che basano le loro vendite e la loro comunicazione negli annunci su Facebook, perché ci sarà un parziale ritorno ad un marketing indifferenziato che farà dunque fatica a scoprire i gusti del singolo utente. D’altra parte, credo che sul lungo periodo questo insegnerà alle aziende ad evitare di vedere il social network come unica forza su cui fare affidamento per generare vendite e ci avvieremo ad una transizione in cui la privacy sarà qualcosa di sempre più sentito dall’utente e dalla quale Facebook non potrà sfuggire. Dunque, le soluzioni per Facebook a mio parere sono due: o rivedere il proprio business model basato sulla vendita di pubblicità oppure offrire a pagamento il social ai soli utenti iOS. Una cosa è certa, fin dagli albori la mission di Apple è stata quella di garantire la privacy e lottare per quest’ultima tanto che il suo noto fondatore Steve Jobs già nel lontano 2010 diceva “Spiega con precisione alle persone cosa farai con i loro dati. Alcune vogliono condividere più dati di altre. Quindi chiedi. Chiediglielo ogni volta. Fino a quando non ti diranno di smetterla perché si sono stancate di sentirselo chiedere.” Apple ha ragione a perorare questa causa, ma personalmente non credo che un’azienda che sia arrivata a valere oltre duemila miliardi di dollari l’abbia fatto sempre in modo trasparente. È stata semplicemente più astuta e sicuramente a tratti più corretta di Facebook, ma quando un colosso come Apple sferra certi attacchi solitamente c’è qualcosa che va ben oltre la protezione dell’utente. Magari tra qualche anno Apple potrebbe lanciare un servizio di advertising all’interno di un proprio social network per i soli utenti iOS…